“Nutrire il Pianeta, energia per la vita“: un motto, un obiettivo, un progetto.
Il messaggio che sottende Expo Milano 2015 è tanto ambizioso quanto importante e si estrinseca attraverso quello che possiamo tranquillamente definire come l’evento dell’anno per la nostra Nazione.
La storia delle esposizioni universali inizia nel 1851 quando – in piena era vittoriana – l’Inghilterra, anzi l’impero Britannico, decide di ospitare una Expo che mostri la sua potenza industriale. Da allora sono in tutto 34 le esposizioni universali riconosciute dal Bie (Bureau international des expositions), l’organismo internazionale che sovrintende ad Expo. Fra queste non compare quella di Roma del 1942 annullata a causa della Seconda guerra mondiale. La prima volta dell’Italia è nel 1906, proprio a Milano.
L’Esposizione Universale Milano 2015 (questo il suo nome ufficiale) occupa una superficie complessiva di 110 ettari e presenta 80 padiglioni riguardanti Paesi del Mondo, temi specifici e sponsor della manifestazione.
Visitatori e curiosi stanno accorrendo (ed accorreranno fino al 31 ottobre, data di chiusura) per partecipare alle iniziative, accedere ai padiglioni e respirare l’aria “internazionale” che si percepisce già dai tornelli d’ingresso.
L’impressione generale è quella di trovarsi a metà strada tra un museo della scienza e della tecnica, un parco giochi e una grande fiera con elementi artistici suggestivi e spettacoli anche accattivanti. Una festa per adulti e (soprattutto) piccini, famigliole e scolaresche.
Una gara, da parte di ogni nazione ed ente partecipante, a chi mostra maggiormente il meglio di sé: c’è chi lo fa puntando sugli elementi architettonici e su una presenza “scenica” impattante (Angola, Tailandia, Qatar), chi sulla tecnologia (Azerbagian, Corea), chi sulla natura (Germania, Austria), chi sui colori e sull’arte (Kuwai, Messico)…
E’ veramente difficile scegliere il padiglione “più bello”, perché molti di loro hanno peculiarità interessanti e sono in grado di affascinare il visitatore.
Su tutti, uno dei più gettonati (e lo si capisce anche dalla fila necessaria per entrare) è sicuramente quello del Giappone: un condensato di cultura nipponica, arte, tecnologia e teatralità, con uno spettacolo finale che porta il visitatore ad esplorare in maniera interattiva la cucina di questo Paese.
Stupisce la scelta dell’Italia di puntare in maniera decisa sull’arte, relegando ad un ruolo marginale l’altra sua risorsa più importante: il cibo.
Il Belgio si fa apprezzare per la sua cioccolata ed i gioielli esposti, così come il Kuwait colpisce per l’opulenza: abiti intersiati d’oro, collane, bracciali, monili… Tutto contribuisce a trasmettere l’idea di un paese veramente ricco.
Non mancano le criticità, che avrebbero meritato una maggiore attenzione: l’assenza di coperture di congiunzione tra il viale principale (coperto, ma non in maniera impeccabile) e i vari padiglioni, ad esempio, costringe i visitatori a sostenere l’attesa sotto il sole o la pioggia, rendendo ancor più snervante le attese che, in certi casi, sono talmente consistenti da costringere le persone a rinunciare ad alcune visite. E’ il caso, ad esempio, degli Emirati Arabi, per i quali si arriva tranquillamente a dover attendere almeno due ore.
Sfiziose (e con costi decisamente variabili) le proposte culinarie di cui si può godere: dalle patatine fritte e le birre del Belgio, ai piatti tipici dei vari paesi…anche in versione fast food ed a costi più contenuti.
Insomma, se avete voglia di fare il giro del mondo ma non avete il tempo e le risorse, con Expo avrete la possibilità di dare una sbirciatina che, magari, vi porterà qualche buono spunto per un viaggio futuro.
Il tempo, tuttavia, è tiranno e tra le attese, gli spuntini e le visite, vi accorgerete che un giorno non basta, forse nemmeno due. Ciò che, però, è assolutamente da non perdere è l’albero della vita: un’opera d’arte che rimarrà anche dopo il 31 ottobre e che ogni sera, ad intervalli di mezz’ora, regala spettacoli di luci, colori e giochi d’acqua assolutamente da non perdere.
Expo è così: ti ingolosisce, ti fa venire l’acquolina in bocca, ma ti lascia con un leggero appetito… Una sana insoddisfazione che, pur con le sue pecche, spinge il visitatore a volerci tornare.