Vi ricordate del barista-scrittore, Diego Galdino?
Se non ve lo ricordate, cliccate qui!
Vi avevo anche detto che, con lui, saremmo tornati, tra il serio ed il faceto, sul tema del caffè, riprendendo alcune divertenti ed ironiche pagine del suo romanzo “Il primo caffè del mattino“, dove Diego definisce il famoso liquido nero, che più o meno tutti siamo abituati a bere, come “una Divina Commedia da leggere in trenta secondi“.
E allora iniziamo questo breve viaggio, partendo con l’Espresso: “il caffè italiano per eccellenza, da servire in una tazzina di porcellana bollente, per esaltarne il corpo, l’aroma e la crema, che deve essere spessa qualche millimetro e di un colore tra il nocciola ed il rossiccio. Il caffè espresso è per l’uomo, o la donna, che non devono chiedere mai. Rappresenta la forza e la volontà di affrontare la giornata di petto, senza timore, dando l’impressione di sapere sempre cosa si vuole dalla vita. Chi lo prende zuccherato tradisce un fugace bisogno d’affetto, mentre i veri duri lo prendono amaro e lo bevono alla goccia, nascondendo l’ustione dietro la consueta maschera da Clint Eastwood.”
Poi vi è il macchiato che “si prepara aggiungendo al caffè espresso qualche goccia di latte freddo o caldo. Esprime indecisione, per la serie vorrei ma non posso… Chi lo prende, in fondo, ordinerebbe volentieri un cappuccino, ma forse non ha tempo, oppure non vuole spendere.”
Passiamo ora al caffè lungo, che “si ottiene con lo stesso procedimento dell’espresso, ma lasciandolo gocciolare per più tempo, al fine di aumentarne la quantità e diminuire la concentrazione. Per chi vuole prolungare il piacere e magari sorseggiare un istante di più quel momento di pausa, aggrappato al bancone come fosse un’asse di legno dopo il naufragio.”
Gli fa da contraltare il caffè ristretto, “un espresso più corto e concentrato. Per chi ama le essenze e l’essenzialità, […] per chi vuole portarsi in bocca il sapore rovente di un chicco ed inorridisce al pensiero di bere un bicchiere d’acqua, dopo aver degustato un caffè. [E’ il caffè di chi] sa essere forte e risoluto.”
Attenzione: il caffè lungo non va confuso con il caffè americano, che si ottiene a partire da “una tazza da cappuccino, in cui si versa un espresso leggermente lungo e vi si aggiunge acqua calda. […] Per chi assapora la vita un sorso alla volta e sogna un amore che brucia l’anima, come la voce strascicata di Jhonny Cash in Walk in the line.
Il viaggio procede con il caffè corretto, che si “ottiene aggiungendo al caffè espresso una correzione ad alto contenuto alcolico a piacere. [Gli alcolici] più indicati sono la sambuca, il mistrà, il brandy o la grappa. Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Di solito si prende più che altro perché si vuole bere qualcosa ma è troppo presto, quindi il caffè è solo una scusa per rendere la cosa più rispettabile. Merito non indifferente. Inoltre la caffeina ci permette di camminare dritti fino alla fermata dell’autobus, anche se la mente ha già cominciato a sognare e le passanti sconosciute ci sembrano per un istante più vicine.”
Veniamo ora al caffè decaffeinato, che “si prepara come l’espresso, usando però una miscela priva (quasi completamente, n.d.r.) di caffeina. Chi lo prende in fondo è molto affezionato al rituale del caffè e non può fare a meno di quel momento profumato, che sia alla mattina o in fondo a un pasto. Però ha scoperto che troppi caffè gli fanno tremare le mani, o che il caffè dopo una certa ora non lo fa dormire, o che gli viene la tachicardia e via dicendo. Un’altra sfumatura del fascinoso rapporto tra caffè e ipocondria.”
Caffè al vetro: “non cambia il contenuto, ma soltanto il contenitore. Di solito è per un problema di temperatura, [poiché in questo modo il caffè si] raffredda più rapidamente. Però c’è anche chi lo prende per motivi igienici, […] dato che il bicchierino è meno usato e quindi ci girano meno microbi. Tanto per rimanere in tema di ipocondria.”
Caffè freddo: “si versa un espresso con due cubetti di ghiaccio in un bicchiere e si mescola con un cucchiaio lungo. Per chi sogna un’amaca a ogni passo, con la testa è già in vacanza e gli pare di sentire la brezza del mare sulla pelle scottata dal sole.”
Spostiamoci ora sulle preparazioni un po’ più “complesse”, cominciando con il marocchino: “in una tazza di vetro, si copre il fondo di cacao, si riempie a metà di schiuma di latte e si completa con un espresso. Per chi ama dare alle papille gustative una scarica elettrica con un defibrillatore naturale, dove l’amaro si unisce all’aroma del caffè, generando un sorriso che l’accompagnerà per il resto della giornata.”
Cappuccino: “croce e delizia del barman alle prime armi, è legato a filo doppio all’arte di creare una schiuma di latte bella e abbondante.” Ecco i segreto per fare un buon cappuccino: “latte ben freddo, bricco di metallo non troppo pieno, beccuccio del vapore immerso fino al punto giusto (non troppo, altrimenti il latte si scalda e basta) e non troppo poco (altrimenti il latte schizza ovunque). Semplicemente bisogna trovare il punto giusto ed il gioco è fatto, si gira la manopola ed il vapore, sfrigolando, produrrà la schiuma perfetta. Poi si aggiunge la schiuma al caffè in tazza grande, preparato nel frattempo.
Alcuni dicono che il cappuccino è donna, ma lo prendono anche molti uomini. Cappuccino in realtà vuol dire volersi bene, fermarsi un attimo, fuggire in un mondo fantastico e rimanerci fin quando non si cancella con il tovagliolo l’inevitabile sbaffo sopra la bocca, che in certi casi coinvolge anche il naso.”
Caffè alla nocciola: “In un bicchierino gelato si metto un cucchiaio di concentrato di nocciola, una stilla di crema di caffè e per finire un espresso fumante. Adatto agli amanti dei colori pastello, che sognano di passeggiare lungo la Senna in una sera d’estate e pensano che un caffè sia comunque un momento da ricordare.”
Schiumato: “tazzina bollente, caffè espresso, due nuvolette di chiama di latte adagiate con grazia, quasi a formare una collina dei Campi Elisi. Per chi è dolce e un po’ salato, per chi vuole tutto e subito […].”
Caffè alla Nutella: “si riempie di nutella il fondo di una tazzina e se ne stende una striscia che prosegue fino al bordo, dove si useranno le labbra del fortunato sommelier, [dopodiché si versa il caffè e si aggiunge una spolverata di zucchero a velo sulla nutella a vista. Per chi ama le cose proibite e se chiude gli occhi un istante ritorna quel bambino che di notte affrontava con coraggio il corridoio buio e la sala da pranzo piena di fantasmi per ritrovarsi in bilico su uno sgabello della cucina, in punta di piedi, tremando nello sforzo di raggiungere il vasetto di vetro in cima alla credenza e poi, seduto a gambe incrociate sotto il tavolo, immergeva il cucchiaino e se lo infilava in bocca, chiudendo gli occhi proprio come fai tu adesso con quella tazzina in mano.”
Veniamo ora ad un mio preferiti, il caffè al ginseng: “diffuso in Italia negli ultimi dieci anni, si prepara con una macchinetta apposita, oppure con una polverina solubile in acqua bollente. [E’ la bevanda di chi] di solito, preferisce passare il tempo nella palestra di yoga a respirare l’incenso, ad ascoltare le litanie degli antichi maestri orientali, a distendere il corpo e protendere la mente in direzioni indefinibili.”
Shakerato: “si mettono in uno shaker un paio di cubetti di ghiaccio e un abbondante caffè espresso, si agita e si versa lentamente in un calice, aggiungendo, come firma d’autore, una spolverata di amaretto in polvere. Per chi è elegante dentro e fuori e come James Bond, potrebbe lanciarsi da un treno in corsa, lottando con un energumeno con i denti d’acciaio ed uscirne non soltanto illeso, ma soprattutto senza sgualcirsi il vestito. […] Insomma, per chi ama lo stile e non può farne a meno.”
E voi che ne pensate? Personalmente, pur amando molto il caffè al ginseng, non ho mai praticato yoga, ma poco importa…
Ad ogni modo, bisogna anche ammettere che “ormai il caffè segue le intolleranze e le esigenze delle persone, affidandosi alla modernità. Prendiamo ad esempio il caffè decaffeinato: fino a qualche anno fa era di sapore e qualità notevolmente inferiore a quello normale, con il tempo la qualità è molto migliorata, in particolare il decaffeinato macinato al momento ha raggiunto livelli di aroma altissimi. Il caffè in cialde a sua volta sta ormai soppiantando la vecchia tradizione della Moka, per comodità, tempi di estrazione e qualità del prodotto finito. Però il ricordo di quando ti svegliavi la domenica mattina e sentivi il gorgogliare della macchinetta del caffè che lasciava permeare in ogni stanza della casa il profumo del caffè appena fatto resta un qualcosa di speciale che non si dovrebbe perdere, un qualcosa, una tradizione che rende da sempre unici gli italiani e uniche le loro case.”
E voi, come iniziate la vostra giornata e quante volte al giorno vi concedete un caffè?
Sono sicuro che la prossima volta che ne berrete uno, vi torneranno in mente le parole del nostro amico barista-romanziere e un piccolo sorriso si farà strada sulle vostre labbra, prima di assaporare un sorso di nera passione liquida…