Circa due anni fa ho scritto un pezzo sulla mia Regione che poi non ho pubblicato sul mio blog, ma su altri siti.
A distanza di tempo e dopo quasi un anno trascorso in Norvegia, voglio condividerlo anche con il lettori del mio blog, rivisto e correto.
Buon Viaggio!!
Il nome “Le Marche” deriva dal tedesco Mark: insieme di territori di frontiera, “di marca”, appunto. Questo proprio ad indicare una Regione da sempre un po’ “appartata”, costituita da zone rimaste a lungo divise tra loro e solo nel tempo aggregate in un’unica unità amministrativa. Percorrendola da Nord a Sud si passa dalla zona al confine con la Romagna, dove spiccano il Castello di Gradara ed il Palazzo Ducale di Urbino, alla riviera delle palme di San Benedetto del Tronto, fino ad Ascoli Piceno, patria delle famose (quanto golose) olive all’ascolana, passando per Ancona, il capoluogo, Macerata e Fermo, cuori pulsanti delle attività manifatturiere di questa Regione.
Le Marche hanno una popolazione numericamente piuttosto esigua (appena un milione e mezzo di abitanti), ma sono estremamente varie anche dal punto di vista del territorio, passando dal mare alle dolci colline. Da sempre vocate all’agricoltura ed ai prodotti di eccellenza (basti pensare alla storica sagra del tartufo di Acqualagna), dal 2003 possono vantare anche una certificazione di qualità dei loro prodotti, attraverso il marchio QM: qualità garantita dalle Marche. Questa varietà si rispecchia, ovviamente, anche a tavola e, soprattutto, nel bicchiere: 5 DOCG, 19 DOC e una IGT. Il vigneto marchigiano conta circa 24 mila ettari coltivati a Vitis vinifera, per lo più distribuiti lungo la fascia orientale, prevalentemente collinare. Le più importanti zone produttive sono quelle dell’area dorica (zona del Conero, ad Ancona) e dell’area Picena (zona dell’ascolano), ottimamente esposte a sud.
Montepulciano,
Sangiovese e
Verdicchio sono i vitigni più diffusi, da cui si ottengono buona parte dei vini prodotti in questa Regione.
In particolare il Verdicchio, nelle sue due declinazioni (Castelli di Jesi e Matelica) ha portato in auge Le Marche nel Mondo: è questo, infatti, stando ad uno studio dell’Università Politecnica delle Marche e dall’Istituto Marchigiano di tutela Vini, il miglior vino bianco d’Italia.
Dal Verdicchio otteniamo due DOCG (Castelli di Jesi Verdicchio Riserva e Verdicchio di Matelica Riserva) e due DOC (Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica). L’areale di produzione è lo stesso sia per la DOC che per la DOCG: 22 comuni della provincia di Ancona e due della provincia di Macerata per il Verdicchio jesino, sei comuni della provincia di Macerata e due di quella di Ancona per il Verdicchio matelicese. Non è ammesso l’uso di uve a bacca bianca diverse dal Verdicchio, in quantità superiore al 15% ed il periodo di invecchiamento, per entrambe le DOCG, deve essere di minimo 18 mesi, di cui almeno sei in bottiglia. Dai colli pesaresi a quelli ascolani, passando per i maceratesi: Le Marche non sono solo il Verdicchio.
Tra Pesaro ed Urbino vengono realizzate due DOC: Bianchello del Metauro (da uve Biancame e Malvasia Toscana) e Colli Pesaresi (da vitigni tradizionali a bacca bianca, oltre a Trebbiano e Biancame, per la tipologia Bianca e Sangiovese per le tipologie Rosato e Rosso).
Rimanendo sempre a Nord, ma spostandoci verso Pergola, incontriamo un’altra DOC: Pergola. Le tipologie sono svariate: Rosso, Novello, Superiore, Riserva, Rosato Frizzante e Rosato, o Rosè, Spumante (vitigno Aleatico per almeno il 60%), mentre il Pergola Aleatico, Aleatico Superiore, Aleatico Riserva, Aleatico Spumante ed Aleatico Passito si ricavano sempre dal vitigno Aleatico, presente per almeno l’85%.
Spostandoci verso la zona dorica, incontriamo l’area della Lacrima di Morro o
Lacrima di Morro d’Alba: DOC presente in versione base, Superiore e Passito. Tale vino, particolarmente profumato e dalla beva estremamente gradevole, è ottenuto dalle uve del vitigno autoctono Lacrima, unico di questa zona d’Italia. A ridosso di Ancona possiamo gustarci una DOCG e ad una DOC: se il Montepulciano incontra il Sangiovese (per non più del 15%) ecco nascere il Rosso Conero Riserva DOCG, se invece, assieme al Montepulciano vi sono altri vitigni a bacca nera (sempre non oltre il 15%) potremo avere il
Rosso Conero DOC. Comune alle provincie di Ancona e Macerata, la DOC
Esino: Rosso (può essere anche novello) e Bianco (anche frizzante). Per i bianchi ci deve essere un minimo del 50% di Verdicchio, mentre per i rossi i vitigni Sangiovese e Montepulciano, da soli o congiuntamente, devono costituire almeno il 60%. Possono concorrere, per le percentuali restanti, tutte le uve autorizzate e/o raccomandate nelle province di Ancona e Macerata.
Altra DOC molto importante delle Marche è quella del
Rosso Piceno che attraversa buona parte della Regione: è presente, infatti,nelle province di Ancona (ad esclusione della zona del Rosso Conero), Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno.
Il Rosso Piceno si ottiene da uve Montepulciano (35-85%) e Sangiovese (15-50%), ma possono essere aggiunte, fino ad un massimo del 15%, anche tutte le uve non aromatiche, a bacca rosse, idonee alla coltivazione nella Regione Marche. Le tipologie? Rosso Piceno o Piceno, Sangiovese e Superiore.
Un discorso a parte merita il Rosso Piceno Superiore che si può produrre solo in una ristretta zona del territorio della provincia di Ascoli, comprendente appena 13 comuni; la sua immissione al consumo deve essere successiva al primo novembre dell’anno successivo alla vendemmia.
Nel prossimo post parleremo del maceratese e della IGT Marche. Restate connessi!!