Eccomi a parlare della seconda tappa italiana del Festival del Franciacorta che quest’anno si è svolto a Pesaro, nella suggestiva cornice di Villa Cattani Stuart.
Una location meravigliosa, un evento davvero ben curato, ottimi vini (ovviamente!!) e, fortunatamente, anche splendide condizioni meteorologiche: queste sono state le premesse per un successo davvero considerevole.
Centinaia di appassionati, curiosi, addetti ai lavori ed organi di stampa, infatti, hanno animato questo lungo pomeriggio (dalle 16:00 alle 21:00 inoltrate) di seminari e degustazioni.
Avrei dovuto partecipare con accredito stampa, ma l’inaspettata e piacevolissima chiamata da parte del Gruppo di Servizio AIS di Ancona mi ha portato “dall’altro lato della barricata”…e così, dopo quasi due anni dall’ultimo servizio svolto in Italia, ho indossato nuovamente gli abiti “da lavoro” e dato il meglio di me per parlare della Cantina Uberti e dei suoi vini in degustazione.
E’, infatti, questa l’azienda che mi è stata assegnata e il cui banco di degustazione ho presidiato con piacere ed anche una certa soddisfazione, dato che sono stati in molti a “farmi i complimenti” (tra cui anche l’inviato del Resto del Carlino), a dirmi che i prodotti di questa cantina sono stati i migliori di quelli in degustazione oppure a concludere il proprio giro, ritornando per un secondo assaggio in grado di farli accomiatare con “la bocca buona”…
Per me è stata anche l’occasione per incontrare alcuni colleghi che non vedevo da prima della mia partenza per il mio anno e mezzo norvegese e per conoscere i titolari della Cantina Uberti, assaggiare il loro Extra Brut Francesco I e il loro Saten Magnificentia, millesimo 2011.
Ho, inoltre, avuto il piacere di scambiare quattro parole con il mio “vicino di banco”: il titolare della Tenuta Montedelma, che mi ha anche gentilmente omaggiato di una bottiglia, che aprirò in un’occasione speciale.
Mi sono anche divertito osservando, col passare del tempo, gli effetti dell’alcol sulle persone…in particolare ho dovuto interagire con “personaggi” che mi hanno fatto anche un po’ sorridere: dal “cumenda” che cerca di fare l’esperto per far colpo su una donna (non italiana), notevolmente più giovane di lui, alla sommelier che si presenta in divisa di rappresentanza e sentenzia che la bottiglia ha probabilmente un qualche difetto (quando non è assolutamente così), fino all’esperto di storia che non perde l’occasione per sfoggiare la propria erudizione, in un contesto non propriamente adatto… C’è anche il fenomeno di turno che vuole mettere in discussione i nomi delle etichette, cercando di innescare inutili diatribe, quando ormai anche l’ultima bottiglia è giunta agli sgoccioli…
Insomma, un panorama umano davvero eterogeneo, così come estremamente varie possono essere le sensazioni che le bollicine sono in grado di trasmettere…
Così apparentemente simili tra loro, almeno per quanto riguarda il metodo di produzione, ma così grandemente differenti una volta nel bicchiere.
Un pomeriggio di studio, approfondimento, degustazioni e confronto (senza prendersi eccessivamente sul serio) che mi auguro possa ripetersi quanto prima e divenire appuntamento fisso nella nostra Regione.