Per la prima volta, sciolto dal contesto di altri eventi (Sapore, Rex, ecc…), Rimini Fiera ci propone un salone (ridotto) incentrato esclusivamente sul mondo della Birra: produttori ed attrezzature.
21-24 Febbraio, queste le date. Circa 230 espositori. Ettolitri di birra e diversi momenti formativi che hanno permesso a vari chef di esibirsi in ricette semplici e divertenti, che prevedessero l’utilizzo della stessa birra.
Abbiamo seguito due di questi “show cooking” e sono rimasto particolarmente colpito da quello di Roberto Scarpelli, chef del Palace di Milano Marittima, che ha proposto un piatto a base di tonno tagliato a cubi e fritto in una pastella ottenuta da birra rossa ridotta con zucchero di canna e sale aromatico. Si aggiungono alla birra: bianchi d’uovo, pizzico di sale, farina di riso e farina 00. Per friggere lo chef ha suggerito l’uso di olio di arachide, che ha un punto di fumo alto e dona un colore chiaro al fritto; l’olio deve raggiungere i 175 gradi prima di potervi immergere, per pochi minuti, il tonno pastellato che poi verrà accompagnato da una misticanza condita con chicchi e succo di melograno, qualche goccia di succo di limone, olio extravergine, sale e pepe. La riduzione della birra si può usare anche come condimento da aggiungere alla fine.
Dalla birra in cucina, per realizzare ottimi piatti da accompagnare ad un buon boccale, siamo così giunti a scambiare quattro chiacchiere con i veri protagonisti dell’evento: i produttori.
In generale tutti birrifici piuttosto giovani, con pochi anni di vita alle spalle, ma condotti da persone motivate e con tanta voglia di apportare idee ed energia a quest’ambito.
Persone come Arrigo De Simone, del birrificio Desmond di Spoltore (PE), che con la sua
Ahi Maria, fatta con malto d’orzo, luppoli continentali e lievito abruzzese (lo stesso che si usa per il Montepulciano), ci ha servito un prodotto ottenuto con una breve fermentazione, che si caratterizza per un residuo zuccherino basso, colore ambrato ramato e 6 gradi alcol.
Arrigo ci rivela di essere un po’ deluso dall’organizzazione che ha reso esoso il costo del biglietto (da 20 euro in su oltre all’acquisto del bicchiere e dei gettoni per le degustazioni), col risultato di una fiera che non ha espresso al massimo le sue potenzialità.
Accanto a lui, altri produttori Abruzzesi, come Debora del birrificio Deb’s di Caramanico. Con lei assaggiamo la Ginger white, molto fresca, leggera, ottenuta con cereale solina, tipico abruzzese, non maltato e la Luce tripla, potente, complessa, con ben otto gradi di alcol, corpo pieno e rotondo e sentori agrumati e fruttati.
Ci spostiamo poi nell’area dei produttori campani, per conoscere un po’ meglio l’azienda Maltovivo, di Ponte (BV). Assaggiamo la loro Fahrenheit: birra rossa tipica di abbazia, con sentori molto fruttati, sette gradi alcolici, piuttosto dolce. Scambiamo quattro chiacchiere con Crescenzo Palmieri che ci racconta che lavorano sia per se stessi che in conto terzi, sviluppando anche ricette per altri birrifici che non hanno impianti di produzione: beer firm.
Disponendo di sette serbatoi da 50 hl e 3 da 20, sono ad oggi uno dei birrifici più grandi della Campania, pur essendo stati fondati solo nel 2004. Le loro birre sono tutte non filtrate e non pastorizzate, ottenute solo da luppolo, malto e acqua.
5 tipologie di birre: 2 buone, una rossa, una ambrata e una scura, per una produzione annua di mille ettolitri. Abbiamo assaggiato la Kolsh: bionda, ad alta fermentazione, prodotta con un lievito ibrido e ben 8 gradi di alcol; la Fahrneheit: una dark belgian ale (belga di abbazia), da alta fermentazione, con lieviti per trappiste; la Black Lizzard: stile robust porter da malti molto tostati britannici, luppolo poco avvertibile, note di cioccolato e di caffè, in bocca molto morbida e con un corpo rotondo. Al gusto si avverte liquirizia, con retrogusto abbastanza secco.
Proseguendo in questo Tour, ci soffermiamo a scambiare quattro chiacchiere con l’azienda Birra del Moro, un birrificio situato a Pontremoli e sorto a gennaio del 2014; abbiamo modo di scambiare quattro chiacchiere con il Mastro birraio, Emanuele Sordi, sorseggiando la loro Luna di miele, una wit bier ottenuta da malto d’orzo e di grano non maltato della Lunigiana che contribuisce a conferire torbidità al prodotto finito. Aromatizzata al coriandolo e buccia d’arancia, per la realizzazione di questo prodotto viene utilizzato anche miele d’acacia, che risulta estremamente gradevole, in quanto non troppo invadente. Il risultato è una birra molto beverina, leggera e fresca, con 5 gradi di alcol ed un IBU (grado di amarezza) pari a 17. Si è seguito lo stile belga, senza filtrazioni e con un luppolo abbastanza neutro.
Non troppo lontano dal loro stend, ci imbattiamo, incuriositi, in quello della Birra Flea, birrificio di Gualdo Tadino.
Qui facciamo la conoscenza di Damiano Rampini, export manager dell’azienda, nata nel 2013, che attualmente produce 4 birre. Il nome riprende quello della Rocca federiciana e tutti i nomi delle birre sono legati alla storia locale: Federico II, “il precursore del Rinascimento”, Bianca Lancia, la moglie di Federico II; Costanza, nome sia della madre del principe, che della sua prima moglie; Bastola, nome attribuito ad una strega del medioevo che si ritiene fosse responsabile di un rogo che distrusse la città.
Si tratta di birre tutte ad alta fermentazione, tra i 5 e i 6,9 gradi. “Bianca Lancia – dice Damiano – ha un bel mercato in Giappone ed è ottima per abbinamenti col pesce.” Noi, però, decidiamo di provare Bastola: ambrata scura da malto d’orzo, non filtrata ne pastorizzata, si presenta con una schiuma compatta ed in bocca rivela un bel corpo, rotondo, con un finale solo leggermente amaro.
Infine, un salto allo stand di Sorà Lamà, birrificio del Val di Susa che ebbi modo di conoscere ad una precedente fiera, ormai diversi anni fa…
Qui assaggiamo la Slurp, il loro prodotto di punta, la cui particolarità è l’utilizzo di ben 10 luppoli. Molto vegetale, 4,8 gradi di alcol, si tratta di una birra chiara di tipo Indian pale ale, con un grado di tostatura basso.
E’ giunta l’ora di tornare alla vita di tutti i giorni, dopo questo bel viaggio che, però, non può dirsi concluso senza un buon boccale di birra tedesca…
Davvero un bel modo per concludere una giornata interessante e…dissetante!!
Come sempre, trovate tutti gli scatti di questo evento nell’ appostito album all’interno della pagina Facebook di CulturAgroalimentare. Non vi resta, quindi, che goderveli tutti, in attesa del prossimo post!