Oltre l’82% del territorio regionale è agricolo o boschivo e sono proprio agricoltori e allevatori a essere in prima linea per custodirlo e manutenerlo. Un’opera quotidiana che andrebbe ulteriormente sviluppata e slegata dalla burocrazia anche a tutela anche dei marchigiani che vivono in città e che subiscono i danni del dissesto idrogeologico.
Lo afferma Coldiretti Marche nel salutare positivamente l'approvazione della legge che riconosce della figura dell'agricoltore come custode dell'ambiente e del territorio e sull'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura.
Negli ultimi 15 anni nelle Marche sono aumentate le aree urbanizzate (+10%) che oggi, dati Ispra, coprono quasi 65mila ettari di territorio e sono cresciute di 11mila ettari le superfici boschive anche se quest’ultimo non sempre si tratta di un dato positivo visto che spesso è sintomo dell’abbandono del territorio da parte di agricoltori e allevatori con i conseguenti effetti dirompenti sulla tenuta idrogeologica, sul deficit produttivo del Paese e sulla dipendenza agroalimentare dall’estero.
Di contro infatti va detto, infatti, che si sono persi più di 15mila ettari di superficie agricola (-3%) e che la conta potrebbe aggravarsi ancora di più con le aperture legislative sulle autorizzazioni agli impianti fotovoltaici a terra contro le quali Coldiretti Marche si è battuta in questi anni anche attraverso una petizione che ha superato le 8.300 firme di cittadini marchigiani, desiderosi di tutelare le terre da coltivare e a favore di un fotovoltaico veramente pulito ed ecosostenibile da installare sui tetti di stalle, casolari, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole.
“Le aziende agricole rappresentano la prima linea della produzione di cibo e quindi sottrarre terreni significa indebolire la sovranità alimentare del nostro Paese e l’economia nazionale - commenta Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – senza dimenticare l’opera di presidio al patrimonio naturalistico e culturale, maggiormente evidente in una regione rurale come la nostra dove la mano dei contadini è dietro fattori di grande attrazione turistica come la bellezza del paesaggio e la bontà dei prodotti agroalimentari.
Occorre, dunque, accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo che giace da anni in Parlamento e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio e dare maggior sostegno alle attività agricole delle aree interne che attraverso attività legate alla filiera del legno, dell’energia, delle produzioni agroalimentare tipiche dei boschi come funghi e tartufi, gli allevamenti, la ristorazione e l’accoglienza agrituristica possono ampliare le possibilità di reddito attraverso attività veramente green e sostenibili”.
Marco Catalani, Ufficio Stampa