Cari lettori, devo ammettere che ci sto prendendo gusto ad avviare nuove collaborazioni con altri “enogastroappassionati” o esperti di qualche specifico settore inerente il mondo del Food & Beverage.
Dato che due teste sono meglio di una, va da se che anche…due nasi siano meglio di uno.
In questi mesi norvegesi ho conosciuto un giovane, rampante sommelier toscano, con cui ci siamo ritrovati qualche volta a degustare un buon vino assieme. Ne è nata una bella amicizia che oggi compie un ulteriore passo in avanti, arrivando fin sulle pagine di CulturAgroalimentare.com
Alessandro Serenellini esplorerà, da sommelier che sta iniziando a sviluppare anche una certa esperienza internazionale, il mondo del vino, guidandoci in alcune “DegustazionItineranti”: la nuova rubrica di CulturAgroalimentare con cui conosceremo vini di tutto il mondo.
Conosciamolo meglio con questa breve intervista:
– Nome: Alessandro.
– Cognome: Serenellini.
– Città: San Giovanni Valdarno, cittadina alle porte di Firenze.
– A che età ti sei avvicinato al mondo del vino? Domanda molto complicata… Diciamo che come la maggior parte dei ragazzi toscani, il vino è diventato parte della mia vita verso i 14 anni dove, oltre alle cene in pizzeria a base di vino ESCLUSIVAMENTE ROSSO (e abbastanza “a buon mercato” diciamo), le prime visite in enoteca erano tutte le domeniche dopo il motomondiale dove in gruppo raggiungevamo in motorino i vari paesini del chianti, Greve, Radda e Gaiole in primis.
– In che anno hai conseguito il Diploma di Sommelier AIS? Il diploma mi è stato consegnato nel 2015, dopo quasi un paio d’anni di studio e belle degustazioni.
– Com’è nata la passione per il Vino? Allora, per me ci sono state due tappe fondamentali: la prima a Berlino dove, lavorando in un ristorante italiano (come lavapiatti), gestito da austriaci e tedeschi, mi sono accorto di come il mondo del vino italiano non fosse rappresentato adeguatamente, soprattutto per quanto riguarda la passione e la conoscienza reale. Il mio orgoglio toscano ha fatto scattare la prima scintilla, anche se poi la fiamma vera e propria ha cominciato ad ardere quando, nel 2015, sono stato assunto da una piccola ma discretamente importante cantina in toscana, il podere “Il Carnasciale” dove si vinifica l’unico CABERLOT, un incrocio che combina le caratteristiche del Cabernet Franc con quelle del Merlot. Lì da prima ho cominciato a lavorare in vigna e poi in cantina. Magico!
– Qual’è stato il primo servizio? Anche qui è abbastanza complicato dato che i miei genitori hanno gestito un ristorante quando io ero un ragazzino di 11-15 anni. Sono, quindi, cresciuto “dietro le quinte” della ristorazione e mi risulta un pò difficile individuare un vero e proprio inizio “canonico”. Sono stato quasi sempre dentro ad un ristorante, ma come sommelier, la data del mio primo servizio è il 21 settembre 2015, a Oslo.
– Le tue più significative esperienze all’estero? Sicuramente la più lunga e bella è stata nella città che reputo la mia seconda casa: Berlino. Dal 2010 al 2013, ho fatto tutta la gavetta: da lavapiatti a cameriere, iniziando a dedicarmi anima e corpo prima alla cucina e poi alla sala. Successivamente, 8 mesi a Barcellona, nel 2014, dove ho lavorato per una fantastica pizzeria napoletana e di napoletani, il N.A.P., dove mi sono costruito una buona cultura sulla pizza e sul lavoro in pizzeria. Un lavoro che spesso si tende a banalizzare, ma è davvero molto studiato ed impegnativo. In quella pizzeria, come in talune davvero importanti di Napoli, nei weekend i clienti avevano 20 minuti per mangiare e bere, per poi lasciare il tavolo al prossimo cliente. Con questi ritmi serrati, arrivavamo anche a fare quasi 300 pizze in 3 ore e mezza.
L’ultima esperienza all’estero è qui ad Oslo, dove mi trovo da oltre un anno e sto lavorando per un bellissimo locale: il Grefsenkollen. Questo periodo in Norvegia mi sta dando l’opportunità di sviluppare una discreta esperienza su servizio, vini e cucina francese.
– Cosa ti porta sulle pagine di CulturAgroalimentare.com? Prima di tutto penso che l’esperienza dell’assaggio abbia tutto un altro sapore se condivisa con gli altri; in secondo luogo, mi piace l’idea di poter sviluppare un mio “diario on-line” su vini, distillati, birre, cibo e tutto quello che riguarda l’enogastronomia, che ho modo di affrontare sia per il mio lavoro, sia semplicemente per passione. Sto cominciando ad avere un buon bagaglio di professionalità, a cui abbinare molte idee e voglia di scoprire.
– Progetti per il futuro? I miei progetti per il futuro sono meravigliosamente incerti. Oltre ad avere la voglia di aprire una mia attività, chissà quando e chissà dove, vorrei continuare a lavorare nel “maledetto” mondo della ristorazione, ma anche continuare a studiare, per accrescere il mio bagaglio di competenze e conoscenze.
– Il tuo vino toscano preferito? Anche qui non ho una sola risposta, ma due. Oggettivamente parlando, da appassionato di vini bordolesi sono obbligato a rispondere Sassicaia, senza alcun dubbio, ma se dovessi ascoltare il cuore ed i ricordi: Lamole di Lamole etichetta Blu.
– Il tuo vino italiano (non toscano) preferito? Lo so, sono antipatico, ma proprio non riesco ad essere troppo schematico, quindi ne sceglierò due, anche perchè così includo anche nord e sud italia: Franciacorta e Aglianico del Vulture.
– Il tuo vino preferito in assoluto? Un po “scomodo” dirlo ma è lo Château Latour…. Si, come avrete ben capito, sono da vini rossi….
Bene Ale, grazie per averci raccontato le tue esperienze. Ti aspettiamo quanto prima su queste pagine per raccontarci le tue DegustazionItineranti!!