#RadiniRecensioni – Umani Ronchi, Pelago 2012
di Federico Radini
Il Pelago nasce sul Monte Conero, da vitigni esposti verso il mare. L’azienda nasce a Cupramontana con il Verdicchio e successivamente si trasferisce sulle pendici del Monte Conero, a Camerano, mantenendo la cantina stoica per la produzione di Verdicchio.
Azienda storica e di rilevanza nelle Marche per l’alta qualità e anche per la produzione, ha un mercato che oramai tocca tutto il mondo. E’ in particolar modo in Giappone che si sta avendo lo sviluppo maggiore grazie anche all’apertura di locali che portano il nome di alcuni loro vini.
Il Pelago nasce nel 1994 e il papà di questa meraviglia è il grande Giacomo Tachis, che, girando intorno al tavolo delle prove dei vari “tagli”, improvvisamente ritornò sui suoi passi e riassaggiando il bicchiere, dichiarò che quello era il “taglio” che meglio lo soddisfaceva: Cabernet Sauvignon 50% – Montepulciano 40% – Merlot 10%.
Il vino si presenta di colore rubino, intenso e impenetrabile con un profumo vivace e ampio, con sentori floreali di rosa rossa, viola, frutta rossa e nera, piena e succosa che ritorna anche in bocca. Sentori di tabacco, scatola dei sigari e spezie.
Corposo e persistente in bocca, che offre una freschezza e bevibilità instancabili; un denso retrogusto con un finale balsamico, liquirizia in particolar modo.
Un vino da gustare con carni rosse o meglio ancora con della selvaggina da piuma, può anche accostarsi a dei formaggi stagionati importanti. Oserei accostarlo anche ad uno stoccafisso all’anconetana, corposo, denso e pieno di sapori del pesce ma anche dei condimenti usati, principalmente olio d’oliva di alta qualità, che rende il pesce gustoso e indimenticabile al palato, un abbinamento della tradizione, come si usava una volta, quando il vino principalmente usato era il rosso anche lungo la costa. Servito a una temperatura di 18/20*C. in un calice di grandi dimensioni, con un corpo piuttosto ampio, così da consentire la giusta ossigenazione del vino, lungamente affinato in bottiglia; i tannini così ammorbiditi, sviluppano aromi complessi e terziari che, liberandosi dal vino, si concentreranno nell’apertura più stretta del bicchiere.