#ScienzAgrambientali – Le bottigliette di plastica: un po’ di chiarezza,
di Giulio Pellini
Sulla scia del primo articolo, anche se non propriamente legato al mare, parleremo oggi di un oggetto di uso comune: le bottigliette di plastica.
Iniziamo col dire che su tutti i prodotti di plastica (qualsiasi sia il loro uso) possiamo trovare scritto sia di che materiale sono fatte (il termine “plastica”, infatti, è molto generico: ne esistono un’infinità di tipologie diverse), sia un’indicazione sul riutilizzo/riciclo.
Andiamo ad approfondire proprio quest’ultimo aspetto…
All’interno del simbolo del riutilizzo/riciclo (il triangolo con le tre frecce che sembrano “rincorrersi”, come possiamo vedere in figura) troviamo dei numeri (da 1 a 7, normalmente) che riassumono entrambe queste informazioni (in realtà dovrebbe essere presente anche l’indicazione del materiale usato per la realizzazione del materiale, ma questa non sempre viene aggiunta).
Il numero 1 (quello che troviamo sulle bottigliette d’acqua in Poliestere-PET) indica che il materiale è monouso: questo tipo di bottiglia, se usata più volte, può rilasciare metalli pesanti, che influenzano l’equilibrio ormonale.
Il numero 2 (che identifica normalmente materiali costruiti in polietilene ad alta intensità-HDPE o PE-HD) sta a significare che si tratta di plastiche che non rilasciano agenti chimici: è il materiale riciclato più comunemente usato ed anche il più sicuro.
Il numero 3 (che identifica normalmente materiali costruiti in Polivenil cloride-PVC, come per esempio gli imballaggi per alimenti ed i giocattoli per bambini) sta a significare che queste plastiche possono rilasciare sostanze chimiche tossiche che influenzano gli ormoni nel corpo.
Il numero 4 (che identifica normalmente il polietilene a bassa intensità-LDPE, materiale usato per le buste di plastica) è attribuito a quelle plastiche che hanno una buona resistenza chimica, sono insapori ed inodori.
Le plastiche con il numero 5 (che identifica normalmente materiali costruiti in Polipoprilene- PP, come cannucce e stecchini) non trattengono umidità, grasso e sostanze chimiche.
Il numero 6 (che identifica normalmente i materiali costruiti in Polistirolo-PS, come per esempio materiali isolanti, confezioni a portar via) si applica ai quei materiali che possono rilasciare sostanze cancerogene.
Infine il numero 7 (che identifica normalmente materiali costruiti in Policarbonato-PC) è attribuito a quelle plastiche sicuramente da considerare tra le più pericolose, poichè in grado di rilasciare una sostanza chimica detta BPA (Bisfenolo A), sostanza con effetti cancerogeni e neurotossici.
Per quanto riguarda le bottigliette d’acqua di uso comune, come già detto, queste sono fabbricate in PET e sono nate per essere monouso. Secondo il dottor Lauren Chevalier, in un vecchio articolo su Madame Le Figaro, “le bottiglie si possono riutilizzare per brevi periodi; l’importante è non metterci bevande calde o spremute di agrumi“.
Il calore e l’acido citrico, infatti, sono in grado di deteriorare la plastica. Sempre secondo questo studioso, inoltre, dal punto di vista della sicurezza, se le bottiglie vengono utilizzate solo per reintrodurvi acqua, non vi sono particolari motivi di preoccupazione.
Qualora sia invece l’igiene a rappresentare un dubbio, perché in effetti la formazione di microbi è pissibile, Chevalier consiglia semplicemente di lavarle, tra un riempimento e l’altro, e di bere entro 48 ore l’acqua che vi si è messa.
In generale sarebbe meglio utilizzare bottiglie di vetro o borracce apposite.
Le bottiglie di plastica non hanno vita eterna, ma riutilizzarle qualche volta non sarebbe pericoloso.
Allora perché sui siti ed i social network c’è così tanto allarmismo?
Un primo motivo è un errato legame tra gli effetti del BPA e le bottigliette di plastica. Infatti, come già dimostrato ampiamente e come anche verificato dal sito AltroConsumo, a rilasciare il BPA è il policarbonato e non il poliestere; un secondo motivo, come sottolineato anche prima, è la presenza di batteri all’interno della bottiglietta. Secondo una ricerca condotta dal sito inglese TreadmillReviews.net (che puoi leggere qui), la presenza di batteri nelle bottiglie analizzate può arrivare anche a 900 mila batteri per cm2. Nello stesso articolo, però, non viene specificato dopo quanto tempo le bottigliette vennero analizzate o se fossero state sottoposte a condizioni non adeguate.
Per cui ribadisco alcuni consigli:
– riutilizzare le bottigliette un numero limitate di volte, magari lavandole tra un utilizzo e l’altro;
– non utilizzare le bottigliette “dimenticate” in macchina per giorni e magari
– utilizzare delle bottiglie fatte apposta per più usi.
Mi raccomando, inoltre, di non sprecare l’acqua: è un bene molto prezioso!! A presto…