Guardengo 2015: Lacrima di Morro d’Alba Superiore dell’Azienda Agricola Mario Lucchetti
Nella continua e costante (oltre che inevitabile e giusta) corsa al miglioramento della qualità per realizzare prodotti sempre più capaci di soddisfare i palati esigenti di un mercato globale, alle volte tendiamo a dare per scontato o a dimenticarci ciò che abbiamo sotto casa.
E così, con gioia e stupore, ma anche una certa soddisfazione, oggi voglio parlarvi di una bottiglia che mi ha davvero soddisfatto: il Guardengo dell’Azienda Lucchetti di Morro d’Alba.
Ci troviamo di fronte al Lacrima di Morro d’Alba Superiore di questa cantina: uno dei prodotti più completi ed interessanti di questo territorio.
Circa 9.000 bottiglie l’anno, provenienti dal vigneto più anziano, innestato nel 1967, dal fondatore Armando: si tratta del vigneto più antico di tutta la zona.
2 ettari di grande valore, per la finezza e l’eleganza che i loro frutti, selezionati e raccolti a mano verso la metà di ottobre, sono in grado di esprimere.
Il Guardengo è sul mercato dal 1997. I vigneti da cui è ricavato sono esposti a sud, a circa 160 m.s.l.m.; le loro radici affondano in un terreno a medio impasto tendente all’argilloso.
L’annata 2015 di questo vino, da 14°alc. si presenta di colore rosso porpora intenso, consistente e limpido.
Al naso è intenso, complesso e fine: la classica rosa canina ed un pizzico di pepe sono in armonia con i sentori di lampone e viole.
Al palato è secco, caldo, morbido, fresco, lievemente tannico e abbastanza sapido. Mi conservo una piccola quantità per un secondo assaggio un paio di giorni dopo il primo e noto anche una ciliegia sotto spirito in bocca ed al naso sentori di marmellata di maresca. Anche un pizzico di cioccolato fondente.
Parliamo di un vino da bere comunque giovane, poiché il vitigno non ha la capacità di resistere al tempo, ma il cui corpo è comunque tale da permettere abbinamenti a piatti di carne (magari uno spezzatino con piselli o un arrosto con salsa
di prugne) o a formaggi freschi ed a media stagionatura. Da provare anche con zuppe di pesce al pomodoro.
Bottiglia classica, con una etichetta estremamente originale. Si presenta in maniera allegra, quasi a voler accompagnare momenti informali, incontri tra amici in terrazzo o in un parco per un picnic. Il suo calore, comunque, è anche in grado di scaldare l’ambiente per una cena romantica…insomma: un vino estremamente versatile!
2 Comments
Cosa si intende quando si dice che il vitigno non ha le caratteristiche per l’invecchiamento?
Ci sono dei dati analitici sulla composizione oppure siamo ancora fermi al luogo comune del vino Lacrima da bere giovane?
Tale limitazione è stata tale quando il vino era un prodotto contadino. Grazie a dio ci sono stati già diversi decenni in cui le moderne tecnologie in vigna e cantina hanno permesso di nobilitare questo prodotto al rango che gli spetta.
E’ innegabile che il lavoro dei produttori sia costante e stia portando a risultati sempre più importanti. Ho cercato articoli che affrontassero, nello specifico, il tema delle capacità di invecchiamento della Lacrima, ma non mi risultano esserci lavori recenti in tal senso. L’impressione è che tale vitigno venga tutt’ora considerato atto a produrre “vini da bere giovani o dopo un moderato periodo di invecchiamento di 2-3 anni.” (C. Saracco, VINI DOC E ABBINAMENTI, Arnoldo Mondatori editore, Milano, 1990; G. Cavazzana, L. Innocenti, T. De Rosa, LA MIA CANTINA, Edizioni Librex, Milano, 1969). Ad ogni modo, sicuramente rispetto al passato possono esservi alcuni prodotti in grado di affrontare meglio alcuni anni di invecchiamento, ma rimane il fatto che la Lacrima sia faccia apprezzare per i suoi profumi fruttati e floreali che tendono a perdersi col passare degli anni; la sua tannicità, inoltre, non è tale da suggerirne una possibile evoluzione nel tempo. Ovviamente, sarò lieto di partecipare ad una verticale di prodotti con almeno 10-15 anni di evoluzione e di rivedere, in caso, queste considerazioni 🙂