Il primo articolo che pubblico sul nuovo CulturAgroalimentare, non più un semplice blog, ma un vero e proprio portale del Food&Beverage, è incentrato su un’idea di business che ho trovato veramente molto interessante: Foodtopia.
Si tratta di un progetto ambizioso che vuole rivoluzionare l’industria alimentare: l’impatto ambientale di ciò che mangiamo e di tutti i materiali di scarto generati ogni volta che acquistiamo cibo prodotto industrialmente, è estremamente forte. Così come è forte la problematica dal punto di vista sanitario, perché la principale causa delle malattie del nostro tempo sono legate al cibo ed all’uso scorretto che se ne fa. C’è, inoltre, anche un problema di disuguaglianza sociale, perché mangiare sano non è qualcosa sempre alla portata di tutti, sia per un fatto culturale che economico.
Assieme al mio collega Daniele, siamo andati ad intervistare Cristina Cañavate Fernández, la titolare del del negozio del quartiere Santa Maria de Gracia a Murcia, per farci spiegare meglio cosa sia Foodtopia, come funziona e come intende svilupparsi questo progetto.
“Il progetto Foodtopia – ci racconta Cristina – è nato 3 anni e mezzo fa, ad opera di persone anziane, che però non hanno voglia di starsene in pensione. Si tratta di ingegneri alimentari e di persone che lavoravano in questo settore e che hanno sviluppato questa idea anche col supporto dei nipoti, a cui lasceranno tutto ciò come “eredità”.
La proposta ai clienti è sempre coerente con la filosofia aziendale, cercando di essere rispettosa dell’ambiente: si parte dal trasporto, che deve essere il più breve possibile, quindi Km zero. Anche al momento di cucinare e preparare i prodotti, si cerca di preservare il più possibile le caratteristiche degli alimenti e di cucinarli in modo che vi possa essere un ridotto consumo energetico, anche grazie al fatto che i forni della cucina centrale, da cui partono tutti i piatti preparati per i vari Foodtopia attualmente attivi, funzionano ad energia solare.
Si cercano anche prodotti biologici, che possano essere dunque coerenti con la filosofia aziendale.”
Laureata in amministrazione e direzione d’impresa, Cristina ha lavorato prima in Cina e poi a Singapore; proprio durante queste esperienze si è resa conto di tante problematiche legate alla disparità sociale ed iniziato ad interessarsi al movimento “residuo zero”, i cui principi sono applicabili in diversi contesti della vita quotidiana.
“I contenitori utilizzati per la “comida para levar” (comoda da portare via) – prosegue Cristina – sono tutti riutilizzabili: preso lo stesso negozio è possibile acquistare un barattolo di vetro, oppure portare il proprio contenitore di plastica, da riutilizzare più e più volte: così si lotta contro la plastica e gli sprechi di materiali che devono essere poi faticosamente smaltiti. Residuo zero, questo è un altro punto fondamentale di questa filosofia. Questo vale anche per i fornitori.
Limitare al massimo gli sprechi è un altro punto fondamentale della filosofia di Foodtopia: si cerca sempre di consumare tutto il cibo durante la giornata, altrimenti si ricorre all’applicazione “Too good to go“.”
Cristina ha iniziato a febbraio del 2019 e l’obiettivo del franchising è quello di aprire altri negozi nei vari quartieri della città di Murcia e non solo, fornendo la possibilità a tutti di mangiare sano ma anche gustoso, cercando di tenere il prezzo più basso possibile.
I margini di una attività come questa sono molto bassi, perciò è necessario che i volumi siano elevati. Una bella sfida in una società così dedita al consumismo.
La grafica dei Foodtopia riprende la stessa del sito web e intende porre l’attenzione su alcuni problemi fondamentali del nostro tempo:
– il sovrappopolamento, dalla scoperta del petrolio come mezzo di combustione, l’umanità è cresciuta in maniera scriteriata e senza tenere in considerazione le conseguenze per il pianeta. Oggi siamo quasi 8 miliardi, ma le risorse sono limitate ed è inevitabile un limite nella crescita.
– l’inquinamento dovuto ai comportamenti dell’uomo, maggiore è la crescita dell’umanità e maggiore l’inquinamento.
Foodtopia vuole essere anche un aiuto per le famiglie “a rischio di esclusione sociale” e che ogni mese spendono circa 1000 euro nella spesa di beni di prima necessità, considerando una famiglia . I cibi economici che si comprano, non hanno grande valore energetico e contengono additivi e conservanti vari. Quel cibo ha tutta una seria di costi legati al trasporto e ai vari passaggi produttivi, ma, soprattutto, comporta anche una serie di spese di carattere sanitario.
Acquistando da Foodtopia, si prende un prodotto più fresco, meno trattato, con costi di trasporti ridotti e che elimina tutti gli sprechi dei vari contenitori di plastica.
Ecco la galleria facebook con tutte le foto della nostra intervista a Cristina e, per qualunque approfondimento, vi invitiamo a visitare il sito dell’azienda.